“Breve Trattato sulla Decrescita Felice” di Serge Latouche
Breve sintesi del libro che ho appena letto e che presenta interessanti aspetti, a volte un po’ radicali a mio parere.
La premessa e’ che il proseguimento indefinito della crescita e’ incompatibile con i fondamentali del pianeta.
Si vuole mettere in discussione la logica della crescita e, quindi, si asserisce che le produzioni e i consumi devono essere ridotti.
Si vuole infine indicare gli strumenti per realizzare questa “utopia”.
La parte di critica non lascia spazi. Bisogna abbandonare la crescita illimitata, il cui motore e’ essenzialmente la ricerca di profitto con conseguenze disastrose per l’ambiente e dunque per l’umanita’.
Va oltre affermando. Si tratta di abbandonare una fede o una religione, quelle dell’economia, del progresso e dello sviluppo, di rigettare il culto irrazionale e quasi idolatra della crescita fine a se stessa. L’economia ignora l’entropia, ovvero l’irreversibilita’ delle trasformazioni dell’energia e della materia. Da cio’ dipende l’impossibilita’ di una crescita infinita in un mondo finito e la necessita’ di sostituire la scienza economica tradizionale con una bioeconomia, ovvero di pensare l’economia all’interno della biosfera. La nostra economia e’ caratterizzata dal sovra: sovrasviluppo, sovrabbondanza, sovraestrazione, sovrapesca, sovrapascolo, sovraconsumo, sovraconsumo, sovraimballaggio, sovracomunicazione, sovracircolazione, sovramedicalizzazione, sovraindebitamento.
Elenca i principali ingredienti “diabolici” della nostra societa’ dei consumi: la pubblicita’, che crea il desiderio di consumare; il credito che ne fornisce i mezzi; l’obsolescenza accelerata e programmata dei prodotti, che ne rinnova la necessita’. Sempre piu’ la domanda si e’ spostata dai beni di grande utilita’ ai beni di grande futilita’. La pubblicita’ costituisce oggi il secondo bilancio mondiale dopo gli armamenti. Viene definita una massa colossale di inquinamento materiale, visivo, auditivo, mentale e spirituale !
Il conseguente sovraconsumo fa si che la nostra impronta ecologica e’ insostenibile.
Per superare questa situazione ci vuole una rivoluzione culturale: la decrescita
Si tratta di innescare un circolo virtuoso di otto R: Rivalutare, Riconcettualizzare, Ristrutturare, Ridistribuire, Rilocalizzare, Ridurre, Riutilizzare, Riciclare che hanno in se’ altre R quali Riconvertire, Ridefinire, Reinventare, Ridimensionare, Rallentare, Restituire, Rinunciare, Ripensare ecc.
Tra gli obiettivi “utopici” piu’ interessanti mi piace evidenziare. Disintossicarsi dalla dipendenza da lavoro, per ritrovare il tempo di fare il proprio dovere di cittadino, il piacere della produzione libera, artistica o artigianale, la sensazione del tempo ritrovato per il gioco, la contemplazione, la meditazione, la conversazione, o semplicemente la gioia di vivere.
Ritrovare l’autonomia economica locale, facendo accordi per l’acquisto di prodotti freschi con i coltivatori individuali e dandogli una mano per la raccolta, tessere legami piu’ stretti tra coltivatori/allevatori e consumatori dei loro prodotti. L’impronta ecologica sara’ infinitamente piu’ leggera (meno magazzinaggio, refrigerazione, trasporto).
Partecipare alle elezioni, diventando cittadini attivi, diventando membri delle associazioni dei cittadini che hanno come obiettivo diversi aspetti della sobrieta’: piu’ spazi pedonali e piste ciclabili e meno per le automobili, piu’ negozi di quartiere e meno supermercati, rifiuto della speculazione immobiliare e della costruzione di centri commerciali, attenzione alla energie rinnovabili.
Ciao a tutti
Stefano
p.s. vi pongo una domanda la cui risposta e’ presente nel libro: perche’ la lumaca e’ piu’ intelligente dell’uomo ?
Laura
Novembre 3, 2012 - 11:34 am
Grazie per questa sintesi e grazie per averci indicato il libro, ne avevo sentito parlare ma ora è arrivato il momento di leggerlo; spero di avere la risposta al più presto possibile
Laura