Nuovi stili di vita: utopia o realtà?

Un nostro gasista di Vivaro, Paolo, quest’estate ha partecipato ad un campo scuola per famiglie organizzato dall’Azione cattolica di Vicenza, dove si è discusso degli stili di vita, per una maggior consapevolezza e magari anche per modificarli. Il relatore è stato padre Adriano Sella, nome che mi diceva poco o nulla finchè Paolo non mi ha dato l’indirizzo del sito dove vengono riportate le attività che svolge nella diocesi di Padova, ed ho fatto qualche ricerca su internet, vedendo tutte le tesi che porta avanti.

In questi giorni padre Adriano è salito anche sulla ribalta nazionale con una proposta: Recuperare la domenica come giorno di festa, boicottando lo shopping domenicale. Ovviamente essendo un sacerdote dà a questa azione anche (ma non solo) un taglio ecclesiale (riscoperta delle 3 R: relazioni, riposo, Risorto), comunque anche leggendo senza gli occhi della fede quanto propone, le tematiche sono molto interessanti, degne di essere lette e approfondite.

Alcune azioni concrete:

  • realizzare una lista bianca (whitelist), che presenta quali sono i negozi e i supermercati del proprio territorio che rimangono chiusi alla domenica
  • incentivare i consumatori del proprio territorio ad acquistare durante la settimana nei negozi inseriti nella lista bianca
  • raccogliere le firme di coloro che s’impegnano nel proprio quartiere o nella propria parrocchia a fare la spesa durante la settimana, per rendere ognuno consapevole e responsabile delle proprie scelte

Oltre a queste azioni di boicottaggio, nelle sue parole si legge sempre la volontà di cambiare la società, a partire da una presa di coscienza personale. Sintetizzando (troppo) ci invita a:

  • liberarci dal consumismo per recuperare tempo da dedicare alle relazioni umane
  • recuperare il nostro rapporto sano con una natura violentata
  • instaurare un nuovo rapporto con la mondialità, incontrando popoli e culture diverse (… per noi anche cibi diversi)

Ma, alla fine, questi concetti sono utopia o possono trasformarsi in realtà? Non ai posteri, ma A NOI l’ardua sentenza.

Ciao

Nicola

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Un estratto del documento “LA DOMENICA DELLE TRE ERRE: Relazioni, Riposo, Risorto. Per recuperare la domenica come giorno di fe ta

“Stiamo perdendo la domenica. Anzi, l’abbiamo persa. Questo giorno è stato conquistato dal mercato mediante i suoi centri commerciali, facendoli diventare le nuove cattedrali. Alla domenica ci sono ormai folle che si riversano in questi ipermercati o catene di negozi. Il sociologo americano George Ritzer ha utilizzato questa espressione originale “cattedrali del consumo”. Si tratta di un insieme di meccanismi e dispositivi che incoraggiano, o peggio, inducono a consumare beni e servizi. Il consumo diventa una sorta di rito religioso con i suoi pellegrinaggi e i suoi rituali. L’espressione di cattedrali del consumo fa cogliere un aspetto nuovo rispetto a ieri quando la grande distribuzione aveva come obiettivo rendere il processo di acquisto veloce ed effi ciente. Oggi, invece, la prima cosa che viene consumata è un’esperienza, addirittura gratuita, che porterà poi all’acquisto. Viene costruito un mondo incantevole e virtuale, mediante luci, colori, odori, installazioni, percorsi, animazione e musica, in modo che il consumatore possa sentirsi abitante attraverso l’acquisto del feticcio che è la merce, attorno a cui tutto ruota. Questa è una vera insidia di quella parte della società che privilegia sopra tutto il profitto economico, mettendo le feste al servizio della produzione e non della persona umana. Si tratta di un uso utilitario della festa, trasformata in un bagno festivo che ci fa immergere nella società consumistica, investiti e stimolati, come nei giorni feriali, da promozioni, sconti e offerte.

Il centro commerciale diventa centrale per la via odierna. Mentre ieri c’era il dominio dei mezzi di produzione (la fabbrica), oggi c’è la grande supremazia di quelli del consumo e quindi il centro commerciale ha sostituito la fabbrica, conducendoci ad un futuro dominato dai consumi e dai suoi strumenti che ci inducono ai bisogni costruiti per poter poi consumare il più possibile. Il passaggio da una società della produzione ad una dei consumi significa condurre i cittadini a diventare sempre più consumatori come fosse il loro ruolo primario e come momento centrale della vita.”

Farro con radicchio rosso di Treviso
Lancio ordine editori Altreconomia e Terra nuova

Comments

  1. Grazie della preziosa segnalazione, di cui condivido le idee di fondo
    E’ significativo che un uomo di scienza economica e sociale (Latouche con la sua “decrescita felice”) e un uomo di fede da percorsi diversi arrivino sovente a medesime considerazioni e suggerimenti concreti di vita,
    Finalmente una voce religiosa coerente con una presa di posizione chiara e critica verso le negative degenerazioni di una societa’ consumistica. Voglio dire non e’ che dobbiamo rinunciare alle cose piacevoli della vita, ma neanche superare quei limiti che il senso etico, morale e religioso ci indicano.
    Sono d’accordo che oltre a sviluppare modi di pensare e di vita virtuosi, come quelli che stiamo cercando di fare personalmente o a livello di piccoli gruppi, bisognerebbe anche riuscire a metterli in pratica in maniera piu’ ampia.

    Stefano

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