Visita al birrificio Ofelia

Giovedi 25 luglio abbiamo trascorso una piacevole serata presso il birrificio Ofelia a Sovizzo. Erano presenti 6 GAS (noi, Sovizzo, Altavilla, Creazzo, Isola Vicentina e Montecchio Maggiore), tutti molto interessati e … assetati!

 

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Nel suo marchio il birrificio esplicita “senza compromessi” per due motivi principali: non accettano compromessi sulla quantità a scapito della qualità e producono solo birre che piacciono anche a loro.

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Andrea, il mastro birraio, con dovizia di particolari e vera passione ci ha guidato nei meandri della produzione della birra. Per la birra fatta in casa basta un kit, un barattolo di malto, poche altre cose e via, il gioco è fatto. Per la birra artigianale al contrario il procedimento è laborioso e avvincente, ogni passaggio deve essere fatto nei tempi e nei modi corretti, dove pochi minuti e pochi gradi di differenza cambiano completamente il risultato finale. Come ovvio che sia, già la materia prima è molto importante. Per noi GAS, cultori del km zero, sarebbe il massimo avere una birra fatta solo con prodotti del territorio ma purtroppo alcuni di essi, come ad esempio il luppolo, non li troviamo in zona. Vabbè, ce ne faremo una ragione, a patto che la birra sia speciale!

Dopo la teoria … la pratica. Arriva finalmente il momento più atteso da tutti: l’assaggio delle birre.

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Già la prima birra è una sorpresa inaspettata. Personalmente adoro le birre scure, le bionde (ma solo le birre 🙂 ) non mi dicono molto. Invece “La cancelliera” si è rivelata subito una birra straordinaria. E via così abbiamo assaggiato tutti le 5 birre proposte. Ad ognuna di esse Andrea ha legato una presentazione organolettica ad un divertente racconto sulle origini del nome di ogni birra, ed altre news sul mondo birraio in generale, spaziando dalla diversità tra produzione artigianale ed industriale al tentativo delle maggiori aziende produttrici di birra (Heineken in testa) di massificare i gusti uccidendo la concorrenza al grido di “se non posso fare meglio, quel stabilimento me lo compro e lo chiudo!”

Una bella serata, una bella compagnia, un’ottima birra. Da ripetere!!

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Ciao
Nicola


Riunione GAS Caldogno da Desy

La riunione del Gas Caldogno di luglio si è svolta con le famiglie presso la Fattoria Desy, che tutti noi conosciamo. Tavoli e panche sono stati disposti sul prato antistante la fattoria, con il cavallo e l’asino che ci guardavano incuriositi. Ognuno ha portato qualcosa e, nonostante il gran caldo abbiamo mangiato e bevuto! Mirko e Silvia sono stati molto gentili e hanno messo a disposizione gli spazi e … i formaggi!
Dopo cena ci hanno raggiunto anche altri gasisti e il gruppo si è fatto più numeroso.
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Alessandra Peciarolo ci ha illustrato le caratteristiche del gruppo Ekuò (www.ekuo.org), impresa sociale al servizio dei Giuseppini del Murialdo. Ekuò offre una serie di servizi commerciali tra cui botteghe solidali (Padova, Roma e on line), ristorante (Padova), servizio catering (in tutto il Triveneto), cinema e bar (a Vicenza, inaugurazione a settembre con gli ambienti rinnovati!), turismo responsabile (a Vicenza). Abbiamo appreso che i profitti generati da queste attività vanno a finanziare i progetti Giuseppini in Italia e nel Mondo.
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Il turismo solidale in particolare è nato da pochi mesi, e si fa strada aprendosi via via a nuove destinazioni. Per sognare un po’ basta guardare qui http://www.ekuo.org/it/travel/. Ci sono esperienze di viaggio lontane (Kenya, Tanzania, Ecuador, Perù) e più vicine (Toscana, Roma, Sicilia) con programmi speciali anche per famiglie.
Alcune foto delle mete proposte:
Lampedusa
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Tanzania
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Galapagos
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La parola è passata poi a Giandomenico Cortiana che ci ha raccontato l’esperienza vissuta a Peccioli (Pisa) presso l’Azienda Floriddia. Qui, dal 12 al 15 giugno, si è svolta la manifestazione “Coltiviamo le diversità”: un centinaio di coltivatori, panificatori e pastai, tecnici, professori e appassionati si sono incontrati per partecipare ad una serie di laboratori e lezioni sul pane, sulla pasta e sui cereali con visite in campo. Per l’occasione  è stata raccolta una collezione di frumenti duri e teneri, farri, orzi, segali e altri cereali di varietà locali e di antica costituzione in un “campo-catalogo” di 200 parcelle.
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Giandomenico ha fatto scorrere le foto di quelle giornate, raccontando dell’amore e della dolcezza con cui i francesi – e non solo – impastano il pane, dell’importanza di preservare la biodiversità e delle qualità dei cereali antichi, ben superiori a quanto proposto dalle industrie sementiere. Qualche foto la trovate su http://www.ilmulinoapietra.it/archivio_eventi_italiano.php, qualche altra la postiamo qui.
Abbiamo ricordato che la prossima riunione sarà in settembre, e che gli ordini settimanali del Cengio si fermano durante il mese di agosto
Ci siamo poi salutati, ringraziando Mirko e Silvia per l’ospitalità e recuperando i nostri figli – ormai pieni di fieno – con grande sollievo degli animali che finalmente hanno potuto riposare in pace!!
Alessandra

Festa ReteGAS 7 luglio 2013

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Domenica scorsa, come comunicava l’invito della Rete di qualche giorno fa, si è svolta a Brendola, negli splendidi spazi della Fattoria Sociale Massignan,  l’annuale festa della ReteGAS Vicentina.

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Il bel tempo ha fatto da cornice a tutte le attività dell’intera giornata a partire dalla mattinata, apertasi con una partecipata ‘tavola rotonda’ in cui vari rappresentanti dei gruppi  e produttori hanno potuto confrontare idee e lanciare spunti per future iniziative. Non sono poi mancati interventi  per riflettere sulle grandi potenzialità che il sistema Rete può offrire ai suoi vari attori ma anche e soprattutto all’intera comunità. 

Alla conclusione della prima parte del programma, e per far sì che la festa avesse tutti i connotati per essere definita tale, ha seguito un conviviale pranzo in cui ciascuno ha potuto partecipare con cibarie portate da casa e condividerle con tutti (e sarà per il sole, la location, per la qualità umana dei partecipanti, ricordo di aver gustato poche volte pietanze così buone!)…

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Nel pomeriggio, mentre “frotte” di bambini erano impegnate nei  giochi organizzati dalle animatrici, un gruppo di musicisti locali ci ha piacevolmente intrattenuto fino alla conclusione della giornata…

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Nei giorni successivi alla festa ho avuto modo di riflettere su alcuni momenti particolari della giornata e prendere reale coscienza della forza della Rete e di quanto questa stia contribuendo ad alimentare una “silenziosa” e operosa rivoluzione sociale. Soprattutto, la sensazione che mi è rimasta è quella di essere parte attiva di un progetto che rappresenta solo la fase embrionale di un fenomeno che sarà, in un futuro prossimo, ben più ampio e capillare.

Sarà interessante, tra un po’ di anni, guardare la strada che avremo fatto!

Grazie a tutti…

Laura 

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Di seguito due performance live di Jack Cantina, grande cantautore e interprete, protagonista del pomeriggio musicale assieme a Matteo e a suo padre Gabriele.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=xj5vRwqwPZg]

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[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=3dcRUwzCOzk]

 


Speciale su TVA Vicenza: Menù a km zero

… dopo tante settimane di silenzio postiamo il video di una bella trasmissione sui Menu a Km zero organizzata da Fattorie sociali – Informagiovani Vicenza – Coldiretti – Istituti scolastici di Vicenza,  con l’intervento dello chef Amedeo Sandri. Al minuto 16.20 trovate un intevento di Alessio Ferronato, presidente dell’associazione RETEgas Vicentina.

Ciao

Nicola

[youtube=http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=9KXtLTjFfIo#t=982s]


Laboratorio pane fatto in casa – 17 maggio 2013

RICETTA DEL PANE FATTO CON LA PASTA MADRE DI GERMANA

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 ~       Iniziamo togliendo la pasta madre dal frigo dove la conserviamo in un vasetto di vetro chiuso e con l’apertura grande per estrarla con più facilità.

~       Mettiamo la nostra pasta madre in una terrina e iniziamo a lavorarla in senso antiorario con un mestolo di legno aggiungendo un po’ d’acqua tiepida (circa 33°) e un po’ di farina . ?????????? ??????????germana e alessandra ~       Appena il nostro impasto sarà  3- 4 volte quello iniziale e sarà ancora appiccicaticcio dobbiamo toglierne una quantità pari a una pallina da tennis e rimetterla in frigo nel vasetto con un po’ di farina sopra e sotto. Questa sarà la nuova pasta madre che ci servirà per la prossima volta. Germana ci ha detto che lei arriva a impastare 1 Kg di farina in 3 volte a distanza di 3 ore aggiungendo ogni volta una parte di farina e acqua tiepida . (Per chi non avesse tempo durante il giorno Germana consigliava di fare un impasto unico alla sera e di infornarlo al mattino dopo averlo lasciato lievitare tutta la notte).

[youtube=http://youtu.be/eU7hqSTGzcc]

~       Aggiungiamo due cucchiai di olio extravergine di oliva e il sale (20 gr per 1 Kg di farina). L’impasto verso la fine della lavorazione deve avere una certa consistenza e lo dobbiamo lavorare come ci ha fatto provare Germana, facendo una sorta di cuore unendo pollici e indici. Se vogliamo che il nostro pane risulti un po’ più soffice dobbiamo tenerlo più morbido.

[youtube=http://youtu.be/CRC6jphm6XU]

~       Mettiamo il nostro impasto in una pirofila e dopo aver fatto due profonde incisioni a forma di croce lo copriamo con un panno e lo mettiamo a lievitare. Possiamo anche aggiungere dei semi a nostro piacimento (semi di lino ,di finocchio, di zucca ,di sesamo, ecc).

[youtube=http://youtu.be/nGfaJhTUXNo]

~       Attenzione siamo nel momento più delicato della preparazione! Dopo 2- 3 ore d’inverno e anche meno d’estate il nostro pane sarà lievitato e pronto per essere messo  in forno . Per controllare se è terminata la lievitazione premere leggermento l’impasto con un dito. La pasta dovrà tornare alla forma originale. Se l’impasto tende a rimanere infossato lasciatelo lievitare ancora un po’ . L’impasto dovrebbe comunque raddoppiare il suo volume .

[youtube=http://youtu.be/bHplWMtcOcQ]

~       Dobbiamo ricordarci che 2 sono gli elementi importanti che fanno lavorare i lieviti : il BUIO e la TEMPERATURA . La temperatura ideale è compresa tra i 24 e i 30 gradi . D’estate potremo lasciare l’impasto dove vogliamo purchè sia al buio e fuori dalla correnti d’aria . In inverno lo metteremo nelle vicinanze di un termosifone o di una stufa, oppure a terra per chi ha il riscaldamento a pavimento . Nelle mezze stagioni, come quella in cui siamo adesso, possiamo scaldare leggermente la pirofila con il vapore sopra una pentola e poi appoggiarla sopra una coperta in modo che mantenga il calore .

~       Al termine della lievitazione mettiamo il pane nel forno che avremo già preriscaldato  a 220 gradi in modalità statica (non ventilata) sopra e sotto . Dopo 15 minuti abbassiamo la temperatura a 180 gradi e lasciammo ancora in forno per altri 30 minuti . A fine cottura  togliamo la nostra pagnotta dalla pirofila e la rimettiamo nel forno spento in modo che si asciughi bene .

~       Attenzione : Germana ci ha detto che a questo punto i saccaromiceti sono ancora vitali solo nel cuore del nostro pane e che hanno bisogno di tempo per moltiplicarsi e rivitalizzare tutta la nostra pagnotta . Il pane dovrebbe quindi riposare almeno 8 ore prima di essere consumato .

~       Ci ha inoltre raccomandato di non scoraggiarci  se all’inizio il nostro pane non verrà bene ma di perseverare. L’ importante è iniziare e un po’ alla volta anche provando farine diverse troveremo la ricetta che più si adatta ai nosti gusti. ?????????? ~       Importante: la pasta madre che conserviamo in frigo massimo ogni 3-4 giorni deve essere usata o ravvivata aggiungendo un po’ d’acqua e di farina  e lavorandola un po’.

~       Germana ci ha fatto assaggiare anche un pane dolce molto buono . La ricetta è la stessa del pane normale ma con l’aggiunta di 5-6 cucchiai d’olio , di un po’ di miele o zucchero di canna e della frutta secca ( uvetta , fichi secchi , mandorle, nocciole). Questi ingredienti vanno aggiunti verso la fine della lavorazione e limiteranno la lievitazione facendo risultare il nostro pane più compatto ma molto buono . Spero di essermi ricordato i passaggi più importanti e auguro a tutti un  buon divertimento!

Maurizio

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Un commento riguardo al laboratorio del pane? Meraviglioso. Quando mi sono iscritta pensavo fosse solo una dimostrazione pratica di come viene fatto il pane in casa e invece mi sono trovata davanti a una coppia, lei pratica lui più spirituale, che mi ha dato anche una bella lezione di vita. Germana ci ha intrattenuti facendoci vedere come da trent’anni prepara il pane in casa con ingredienti assolutamente semplici e sani e suo marito, che la interrompeva spesso, la compensava descrivendo anche il processo spirituale della buona riuscita del pane stesso, spiegandoci ad esempio quanto sia importante impastare almeno alla fine in senso anti orario per fare uscire le energie negative o quanto sia importante credere e ringraziare Dio e le persone che ci hanno permesso di prepararlo o ancora non fare pagnotte di meno di un kg di peso altrimenti si disperderebbero i sali minerali ecc. E’ stata proprio una bella serata abbiamo avuto la possibilità di partecipare attivamente, impastando, cuocendo e assaggiando il pane fatto e condividendo con questa coppia dei momenti della loro vita quotidiana che ho trovato molto “teneri” e amorevoli.
Per quanto riguarda l’organizzazione del laboratorio penso che sia stato organizzato bene nel senso che eravamo un numero giusto così tutti abbiamo potuto partecipare attivamente (cosa molto importante perchè un conto è vedere e un conto é provare con la mani proprie).
Silvia
Ps ho fatto il pane è venuto buonissimo ed è rimasto morbido per tre gg poi è finito.

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Una serata sulla preparazione del pane fatta come venerdì scorso è stata un pò particolare: accanto alla modalità prettamente tecnica di elaborazione del pane, Germana ha saputo inserire anche un aspetto altrettanto importante del pane, cioè tutto quello che viene prima della pagnotta: la macinazione del grano, il lavoro della madre terra, delle persone che l’hanno lavorata (niente di personale!). Il cibo è una cosa preziosa, che non va mai sprecata. Noi  che viviamo nella parte del mondo dell’abbondanza e della ricchezza, spesso ci dimentichiamo che quando buttiamo nella spazzatura il cibo, buttiamo anche tutto il duro lavoro delle persone che hanno contribuito perchè arrivasse sulla nostra tavola. Ho notato che quello che Germana ci ha trasmesso l’ha fatto con amore e passione.

Luisa
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 Carissimi,

A distanza di qualche giorno dal laboratorio di panificazione e con alle spalle un tentativo di autoproduzione dai risultati incoraggianti provo a condividere con voi le mie impressioni sulla serata.
Era tempo che aspettavo un’occasione come questa: un incontro che mi svelasse i procedimenti corretti e i segreti sul pane fatto in casa.
Credevo fosse impossibile avere un buon risultato con mezzi casalinghi e la scoperta inaspettata è che non solo è possibile ma, con i dovuti accorgimenti indicati nell’articolo di Maurizio, il risultato è ottimo!
La signora Germana e suo marito hanno condiviso con generosità il loro sapere sulla preparazione del pane e ci hanno trasmesso anche quel messaggio profondo che quest’ azione porta in se e su cui si riflette poco: il valore del lavoro umano che sta dietro il pane, il lavoro di chi coltiva e miete il grano, di chi lo macina rendendolo farina, di chi impasta e inforna il pane. Il valore del lavoro umano andrebbe sempre ricordato e rispettato ed è sempre attraverso un pensiero di riconoscenza e amore che la signora Germana si prepara al gesto conclusivo che è quello di infornare il pane.
Spero ci sia occasione di trovarci presto con nuovi laboratori e che possano diventare una piacevole abitudine d’ incontro e scambio per il gruppo!
Un ringraziamento a tutti e uno particolare a Nicola e Silvana,la signora Germana e suo marito e Giandomenico Cortiana per la bella serata!
Laura
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Le ciambelline al vino di Laura

E’ una ricetta della cucina povera dei Castelli Romani e si usa servirli a fine pasto come dolce da inzuppare nel vino
(ma poi si mangiano volentieri anche da soli a qualsiasi ora del giorno ;P).
Gli ingredienti sono molto semplici: la ricetta non prevede il lievito e derivati animali e per questo adatta per chi ha intolleranze a lieviti, latte, uova o per chi segue una dieta vegana.
Vi lascio la ricetta originale e tra parentesi qualche piccola variazione che ho fatto:
Ciambelline al vino
Ingredienti
1 bicchiere di vino bianco
1 bicchiere di zucchero  ( … ho usato quello integrale di canna)
1 bicchiere di olio di semi
1 cucchiaio di semi di anice
Farina 00 qb ( ..e qui ho sostituito con farina 0..)
un pizzico di sale
e zucchero semolato per la copertura
Procedimento
In una ciotola unire e mescolare il vino e l’olio e subito dopo aggiungere e mescolare bene lo zucchero il sale e i semi di anice.
Versare poco a poco la farina dapprima girando con un mestolo e in seguito aiutandosi con le mani fino ad ottenere un impasto soffice e dall’aspetto di una frolla.
Avvolgere il tutto in una pellicola e lasciare riposare in frigo almeno un’oretta.
Trascorso questo tempo riprendere l’impasto e iniziare a preparare le ciambelline.
Creare dei tubetti lunghi  più o meno 15 cm e avvolgerli su se stessi, passare le ciambelline così realizzate nello zucchero semolato(precedentemente disposto in un piatto) imprimendone una superficie e disporle man mano su una  teglia ricoperta da carta forno.
Infornare a 180° per 15 minuti o finchè non saranno leggermente dorati.
Il giorno dopo, se avrete pazienza, saranno ancora più buoni!
Un caro saluto a tutti!
Laura
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Il prezzo atroce dei prodotti low cost

Riportiamo una riflessione tratta da Lettera43.it sull’edificio di nove piani crollato in Bangladesh. Tragedie come questa rendono ancor più necessario un uso “politico” del nostro denaro. Impegniamoci sempre più ad indirizzare i nostri acquisti verso aziende dove l’equità e la dignità delle persone sia il valore fondante.

Altro articoli sulla tragedia su lettera43.itavvenire.it e corriere.it

Il prezzo atroce dei prodotti low cost

La tragedia in Bangladesh insegna. Per il nostro ‘esborso minimo’ c’è chi paga con la vita.

di Fabiana Giacomotti

Le cose, gli oggetti – qualunque oggetto – hanno un costo. Un costo commisurato talvolta al loro valore reale, talvolta al valore che viene attribuito attraverso variabili “altre”, che lo rendono prezioso e desiderato in modo all’apparenza inspiegabile.

OCCHIO ALL’ESBORSO MINIMO.In molti casi, questi oggetti hanno un valore percepito che è superiore al loro costo reale, cioè a quanto è costato realizzarli, distribuirli, esporli su uno scaffale e, naturalmente, garantire a chi li produce un margine economico abbastanza interessante da indurlo a produrne sempre di più per la gioia di tanti che, con un esborso all’apparenza minimo, potranno concedersi una piccola gratificazione, un consumo “divertente”.
IL BANGLADESH CI INSEGNA. La tragedia del Bangladesh – il crollo della fabbrica lager in cui centinaia di donne e di ragazzini lavoravano su capi di griffe occidentali low cost – sta tutta in quell’aggettivo, in quel divertimento.
Noi ci divertiamo da morire a comprare robaccia da pochi soldi di cui non abbiamo alcun bisogno, che di solito ci sta malissimo essendo di scarsa qualità, tagliata male e cucita peggio, e che spesso butteremo via senza aver mai nemmeno indossato; e qualcuno ci muore davvero.
LA SOLITA VECCHIA STORIA. Succede da oltre un secolo, se vogliamo partire dalla tragedia della Triangle di New York, 25 marzo 1911, quando centinaia di operaie perirono nel rogo della fabbrica di indumenti in cui erano state chiuse a chiave dal padrone, da quasi 200 anni se vogliamo mettere nel computo gli sweatshop vittoriani raccontati anche da Dickens.

Se è sottocosto, per qualcuno il prezzo sarà elevatissimo

Il tessile è il primo passo, il primo step di ogni rivoluzione industriale, il primo motore di crescita di un Paese, questo è certo: ma 200 anni di consumo e di welfare, e di studi, e di possibilità di capire e di approfondire, avrebbero dovuto insegnare qualcosa almeno a noi, a noi che potremmo rinunciare a un altro paio di jeans e che invece troviamo divertente comprarli a 10 euro sentendoci furbissimi.

E invece abbiamo 30, 40 o 20 anni, siamo studenti impegnati o casalinghe annoiate, ma nessuno di noi sembra aver voglia di capire, di pensare, quando ci viene detto, prove alla mano, che se noi paghiamo qualcosa sottocosto, per qualcun altro quello stesso costo sarà stato elevatissimo.
LOW COST TALE SOLO PER NOI. Il low cost è tale solo per noi, vediamo di capirlo bene una volta per tutte e insistiamo per ottenere etichette trasparenti, che ci raccontino dove, e come, sono stati fabbricati quegli oggetti o quei capi che a noi costano così poco.
E facciamolo senza nasconderci ipocritamente dietro il pensiero che “senza il lavoro che offre l’Occidente, quei poveretti morirebbero di fame”.
Possiamo sperare e lottare per condizioni di lavoro migliori di 18 ore al giorno alla macchina da cucire per 30 dollari al mese anche per chi non conosciamo, si spera.
EVITIAMO DI COMPRARE COSE INUTILI. E possiamo farlo anche evitando di comprare un’altra T-shirt a 9 euro di cui non sapremo che fare, che si rovinerà al terzo lavaggio e che, essendo appunto di pessima qualità, non potrà neanche godere di una seconda vita, finendo invece per affollare le discariche in immensi cumuli putrescenti.
In anni di ricerche e di inchieste, chi si occupa di moda ha avuto modo di verificare che cosa succeda lungo questa filiera che danneggia così tanti (a partire dalle coltivazioni intensive di cotone) per così poco.
ORMAI TUTTI SONO “STRAVESTITI”. Una outsider in gambissima, Elizabeth L. Cline, vi ha dedicato tre anni scrivendoci poi un libro, un best seller non tradotto in italiano, ma che varrebbe la pena di leggere: OverdressedThe shockingly high cost of cheap fashion. Traduzione: Stravestiti. Il costo scioccante della moda a basso costo. C’è tutto, Bangladesh compreso. E non c’è altro da dire.

Domenica, 28 Aprile 2013


Le capre e il latte di capra

Sempre molto interessanti gli approfondimenti che Silvia e Mirko  ci spediscono sui loro prodotti e le materie prime.

 

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Le capre sono animali particolari, selvagge e rustiche, ancora legate, a differenza delle vacche, al ritmo della natura e delle stagioni. Basti pensare che partoriscono tutte nel giro di due mesi, circa da fine gennaio ai primi di marzo, quando le ore di luce cominciano ad aumentare (fotoperiodo crescente) e il freddo intenso è finito. Inoltre, i capretti difficilmente nascono dopo le tre del pomeriggio, perché con l’avvento del buio sarebbero meno protetti da possibili predatori. Dettagli, questi, che sicuramente ci fanno sorridere abituati come siamo all’allevamento intensivo del bestiame, dove i ritmi naturali vengono ignorati per fini economici. Eppure ci fanno pensare che una volta siamo partiti tutti da lì, dalla natura..

Il periodo di lattazione delle capre non copre, quindi, tutto l’anno e va circa da marzo ad ottobre; mediamente, ogni capra produce circa 2,5 – 3 litri al giorno. È un latte particolarmente adatto alla produzione di formaggi freschi, molli e spalmabili, ma con qualche accortezza tecnologica in più viene impiegato anche per produrre formaggi stagionati, caciotte, ricotte e yogurt. Il casaro sa, infatti, che è un latte dalle caratteristiche femminili, delicato e fragile che, come le donne, va trattato con le giuste maniere, coccolato e mescolato dolcemente; e il caso vuole che negli allevamenti del vicentino 5 casari su 8 siano donne.

Tutti i formaggi di capra, da qualche anno, stanno riscuotendo un interesse sempre maggiore tra i consumatori per le loro caratteristiche nutrizionali. Consigliato da dietologi e nutrizionisti, il latte di capra è molto più digeribile rispetto a quello di vacca e di pecora, grazie alla ridotta dimensione dei globuli in cui è strutturato il grasso che, per questo,viene attaccato più facilmente dagli enzimi digestivi dello stomaco. Inoltre, contiene un colesterolo con scarso potere aterogeno e non si deposita quindi nelle arterie, apportando benefici a coloro che soffrono di ipercolesterolemia.

Come contenuto in microelementi, è più ricco di ferro, fosforo e potassio e scarso di sodio. A differenza di quanto comunemente si pensa, invece, contiene la stessa percentuale di lattosio del latte vaccino, 5%; infatti, questa è la percentuale di zucchero necessaria per lo sviluppo del cervello del cucciolo e quindi rimane costante nel latte di tutti i mammiferi, donna compresa. Per questo motivo, tutti i formaggi freschi (tanto di capra quanto di pecora e di vacca) non sono adatti a chi soffre di intolleranza al lattosio, mentre lo sono quelli stagionati per più di 2 mesi.

Per tutte queste caratteristiche, quindi, il latte e il formaggio di capra sono adatti soprattutto nello svezzamento dei neonati, per i bambini e gli anziani e per tutti coloro che devono stare in dieta ma non riescono a rinunciare ad un bel pezzo di formaggio.

I nostri formaggi di capra:

ricotta (disponibile circa da febbraio e novembre)

yogurt  (disponibile circa da febbraio e novembre)

caciotta fresca (disponibile circa da febbraio e novembre)

formaggio fresco (tipo taleggio)

mezzano dolce

stagionato

verde (tipo gorgonzola)

 

Fonte: INRAN

 

UMANO

VACCA

CAPRA

PECORA

SOIA

calorie (cal/100g)

65

64

76

103

352

grassi %

3,5

3,4-4,6

3,3-3,8

4,5-7,5

1,9

proteine %

1,4

3,3-3,6

3,1-4,5

4,6-6,0

2,9

lattosio %

6,6

4,9

4,7

4,1

0

calcio (mg/100g)

35

119

141

190

13

magnesio    “

3

12

13

n.d.

20

potassio      “

50

150

180

182

120

fosforo        “

15

93

106

96

47

ferro            “

0,03

0,1

0,1

0,1

0,4

 

 

 

 

 


Conferenza di Serge Latouche a Santorso del 26 gennaio 2013

Riportiamo i video (tratti dal sito http://scuoladeibenicomuni.wordpress.com) dell’incontro con Serge Latouche, tenutosi a Santorso il 26 gennaio 2013 e organizzato anche da RETEGAS vicentini. Dopo averli visti  postate anche voi dei commenti, per scambiarci delle opinioni in merito a questi temi cruciali non per il nostro gruppo ma per tutta la società, presente e futura.

Interventi introduttivi

[youtube=http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Iy3bRB3fx-c]

 

La crisi economica

[youtube=http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=ctC__3qJXb0]

 

Il lavoro

[youtube=http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=nl2_C19s_do]

 

Finanza e territorio

[youtube=http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=ZgzWyEFAUZs]

 

Il concetto di decrescita

[youtube=http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=A_i-AV-wC00]

 

La moneta

[youtube=http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=fN26z4jPN6E]

 

Vi riporto alcuni riflessioni che mi hanno colpito.

Latouche ha cominciato parlando del tipo di crisi (il cui reale significato è svolta) che stiamo attraversando, dopo quelle culturali, energetiche, politiche e finanziarie dei decenni scorsi. La crisi attuale del debito sovrano è solo la continuazione di una svolta che è in atto da sempre.

Un momento cruciale a livello planetario è stata la crescita degli anni 70/80, fittizia perché alimentata dalla finanza e dalla politica espansionistica dettata dalla FED, in particolare da Alan Greenspan. I paesi hanno stampato moneta senza un sottostante reale, com’era in precedenza l’oro.

Siamo passati da un capitalismo industriale ad uno finanziario, dove gli azionisti non sono interessati a produrre beni, ma unicamente a trarne profitto.

Latouche vede una via d’uscita nella decrescita, lavorare meno per lavorare tutti, dare centralità alla persona e coltivare il tempo libero per contemplare, riflettere, pregare, giocare, occuparsi dei beni pubblici, fare politica.

Ha poi fatto un’elenco di proposte concrete per uscire da questa svolta, o crisi che dir si voglia:

–          Demondializzare le produzioni ricreando le attività locali. Il consumo a km zero è una delle soluzioni.

–          Riconversione ecologica di tutte le attività, soprattutto nell’agricoltura.

–          Ridurre gli orari di lavoro per dare lavoro a tutti.

Ha focalizzato l’attenzione anche sul territorio, territorio di vita e non un capitale da sfruttare.

Ecuador e Bolivia hanno inserito come punto cardine della Costituzione non lo sviluppo ma il vivere bene, un cambiamento radicale di filosofia.

Sostiene che la crisi è inevitabile in una società dove la crescita è fine a se stessa, alla creazione di ricchezza e non alla soddisfazione di bisogni. Dobbiamo creare una società di persone non ricche ma felici.

 

Ciao

Nicola


Votiamo ogni giorno!

Riportiamo l’editoriale di Mimmo Tringale, direttore del mensile Terra Nuova, editore di libri interessanti e di una bellissima rivista che si occupa di informazione su agricoltura biologica, medicina naturale, consumo critico.

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“Ci risiamo! Su giornali, muri e tv sono rispuntati i faccioni forzatamente rassicuranti della politica-marketing per venderci il prossimo prodotto in offerta: un governo in grado di portarci fuori dalla crisi e trasformare l’Italia in un paese normale.Peccato che a proporre la cura sono, in gran parte, gli stessi che il male l’hanno prodotto. Questo non vuol dire disertare le urne. Le elezioni rimangono il rituale più sacro delle democrazie parlamentari e quindi, anche se con il naso turato o il mal di pancia, a votare è giusto andare.

Altrettanto importanti però, se non di più, sono le microelezioni a cui partecipiamo tutti i giorni senza mostrare carta d’identità e tessera elettorale. Sono tornate elettorali più difficili delle politiche e delle amministrative, perché non si tratta di fare una croce su un simbolo o un nome, ma di mettersi in gioco in prima persona. 

Eh sì, perché come ama ricordare Alex Zanotelli, votiamo tutti i giorni. votiamo continuamente. Votiamo quando decidiamo se andare a lavoro in auto o in bicicletta. Votiamo quando scegliamo di addentare una mela della Val di Non o dell’Argentina. Votiamo anche in bagno, quando facciamo la doccia o ci laviamo i denti. Votiamo ogni sera quando decidiamo se guardare la tv oppure parlare con i nostri figli, o con un amico.

Ognuna di queste piccole scelte quotidiane si intreccia inevitabilmente con la macro scelta del voto politico. Insieme, declinano la realtà in cui viviamo e danno colore alla nostra esistenza.”

Come GAS esprimiamo il nostro voto ogni volta che decidiamo un acquisto da chi rispetta l’ambiente, le persone, tutti i sud del mondo. Pensate che quanto affermato nell’editoriale siano parole importanti, utopiche, inutili? Instauriamo una discussione lasciando un commento nel post.

Buona giornata!

Nicola